Cerco casa


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Nuovo ospedale, stadio Plebiscito, orari di apertura dei kebabbari e venditori ambulanti abusivi: probabilmente anche in ordine di importanza sembrano dover essere questi li argomenti che accompagneranno i padovani fino alle prossime elezioni amministrative di primavera.

Chi sfiderà l’ormai ex sindaco Bitonci dovrà misurarsi con tutta probabilità su questioni di questo tenore: serve o no un nuovo stadio al Calcio Padova?

Forse però i problemi della città sono anche diversi….

occ-facciolatiNelle ultime settimane, nonostante una sorta di “tregua natalizia” nell’esecuzione degli sfratti, non sono mancati sgomberi e occupazioni, accessi e rinvii. La questione abitativa non abbandona la città, anche se (al momento) non sembra aver fatto presa sul pubblico che dovrà “arbitrare” l’imminente contesa elettorale.

Proprio a Padova alcuni mesi fa è stata tentata un’operazione che, se applicata in altri contesti (Bologna, Napoli, Roma) potrebbe avere un impatto incredibile sulla questione abitativa: l’ipotesi di reato di associazione a delinquere per gli attivisti del Comitato Lotta per la Casa. Ipotesi che si è portata dietro undici misure cautelari, tra le quali anche quattro arresti domiciliari.

Dopo una manifestazione per le strade di Padova (con partecipazione anche di attivisti di Bologna, Firenze, Roma) l’attività del Comitato non si è fermata (nel frattempo le misure cautelari più dure sono state ritirate, ma le indagini non si sono bloccate). Presidi antisfratto, manifestazioni cittadine, ma anche occupazioni, come quella delle Residenza Facciolati. Uno stabile di proprietà dell’Esu, l’ente per il diritto allo studio, in buone condizioni, praticamente agibile, anche se chiuso da diverso tempo. Un’occupazione lampo, in un piovoso sabato pomeriggio, che ha portato il Comitato in uno stabile con undici alloggi per studenti che hanno dato un tetto a sette famiglie, per lo più straniere ma non solo.

Di fatto è riuscito il tentativo fatto un paio di anni prima (e finito nelle indagini che hanno portato anche alle undici misure cautelari) in via Tartaglia, in una palazzina analoga.

trieste-sgomberoIntanto procedevano le prove generali di sgombero in via Trieste, palazzina occupata nel 2013 da due famiglie e da un gruppo di atticisti del centro sociale Pedro. Sistemate grazie al progetto casa amica le due famiglie, è stato evidente come lo sgombero degli attivisti fosse ormai imminente, anche perchè la proprietà dello stabile coinvolta nella vicenda di Banca Popolare aveva bisogno di realizzare.

Lo sgombero è arrivato, con modalità quanto mai spettacolari: chiusura al traffico di venerdì mattina (con tanto di pioggia) della via, una delle principali per raggiungere molte zone di uffici, polizia e carabinieri schierati in assetto anti sommossa e, ciliegina sulla torta, intervento del braccio meccanico di un mezzo dei Vigili del Fuoco per far scendere dal tetto tre occupanti.

Pochi giorni ed ecco che gli stessi attivisti, studenti e precari, si sono trovati un altro alloggio, stavolta in una palazzina Ater che già ospita una coppia da tempo occupante.

Appartamenti e palazzine occupate quindi continuano a proliferare in città, con la più altra concentrazione di occupanti che abita alla Casa dei diritti Don Gallo, in via Tommaseo, che l’ormai ex sindaco Bitonci voleva sgomberare.

Forse proprio la Don Gallo potrebbe trovare spazio tra i tanti argomenti di una campagna elettorale complessa e complicata, ma sfrattati, occupanti, senza casa riusciranno a farlo?

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