Integratori di calcio


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Un’idea semplice, quasi banale, quella di “dare un calcio ai pregiudizi”. A Padova è venuta alla Comunità di Sant’Egidio, in particolare ai giovani, studenti universitari e liceali. Ragazzi che già da tempo sono impegnati con i profughi ospitati nelle diverse comunità in città e provincia nel processo più difficile dell’accoglienza, quello che non è fatto di aspetti materiali (posti letto, cibo, vestiti) o burocratici (permessi, timbri, ricorsi), ma di relazioni. Giovani di Sant’Egidio e profughi, che magari sono in Italia già da molti mesi, che si ritrovano per ballare, cantare, suonare e appunto giocare a calcio.

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L’iniziativa ha un nome forse anche troppo pomposo, “Games4Peace”, che però racconta con semplicità senso e scopo della messa in pratica di un’idea semplice, quella di divertirsi per cercare di superare diffidenze e paure. Così per un pomeriggio una quarantina di giovani di Sant’Egidio e circa il doppio di ragazzi forse appena più vecchi provenienti a Mali, Gambia, Nigeria e altri paesi africani e non si sono ritrovati per un pomeriggio su un prato verde. Da un lato due porte per l’immancabile calcio, dall’altro un filo a fare da rete per una partita di pallavolo. In mezzo solo la voglia di divertirsi e di dimenticare per una domenica il rinnovo del permesso di soggiorno che scade, l’audizione ala commissione per il rilascio dello status di rifugiato, il ricorso da preparare con l’avvocato di strada.

Peccato solo che a giocare con i profughi non ci sia stato anche qualcuno che di fronte ai drammi personali parla di “invasione”…

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