Uno storia da occupanti


 

prince_19-10-15

Sono arrivati in molti a casa loro, qualche settimana fa. Per eviatre uno sgombero, ma anche per testimoniare amicizia, solidarietà, vicinanza. Sindacalisti, rifugiati, attivisti dei centri sociali attorno ad una coppia che cerca di costruirsi una vita a Padova al di là dei limiti del welfare. P. e F. abitano nella casa di via delle Melette, da oltre un anno. Un edificio di proprietà dell’Ater, abitato soprattutto da anziani che hanno ottenuto l’assegnazione della casa molti anni fa. Uno degli appartamenti era libero da tempo dopo la scomparsa del precedente assegnatario, la coppia l’ha occupato e oggi vive sotto la minaccia di uno sgombero. 

«Sono arrivato entrato in questa casa nel gennaio del 2014 – racconta P. – Prima abitavo in un altro quartiere, ma dal 2008 ero senza lavoro e non riuscivo più a pagare l’affitto. Lavoravo con una cooperativa che faceva manutenzione nei treni, poi ho lavorato in una fabbrica a Cadoneghe, che però è fallita con la crisi. Mia moglie ha lavori saltuari e non siamo più riusciti a pagare l’affitto, che era di 550 euro al mese per un mini appartamento».

casa-meletteUna volta eseguito lo sfratto la coppia ha deciso di provare la via dell’occupazione: «Abbiamo contattato Adl e Razzismo Stop e all’inizio del 2014 abbiamo occupato questa casa. Anche se non ho un contratto io ogni mese pago un piccolo affitto e tutte le bollette, da quando sono arrivato. Lo facciamo per chiedere che questa situazione venga regolarizzata». La richiesta di regolarizzazione nasce dal fatto che P. ha un reddito: «Adesso ho un lavoro più regolare. Ci occupiamo della manutenzione degli argini per il comune. È un lavoro duro, ma mi piace, usciamo in barca e tagliamo l’erba lungo il canale». Nonostante questo sono iniziate presto le difficoltà relative alla nuova sistemazione: «Qualche mese fa ci è arrivata la prima lettera che annunciava l’arrivo dell’ufficiale giudiziario, mi sono rivolto al servizio legale dell’Adl».

La storia di P. e di sua moglie F. è comune a molte persone arrivate in Italia in un periodo in cui trovare lavoro per un immigrato non era così difficile: «Noi arriviamo dalla Nigeria. Sono arrivato in Italia nel 1998, come studente, ero da solo, senza famiglia o punti di riferimento. Qui comunque mi sono trovato bene e ormai mi sono ambientato. Nel 2000 ho fatto la sanatoria per il permesso di soggiorno e ho cominciato i primi lavori».

Intanto P. accanto al lavoro per la manutenzione degli argini è impegnato anche nel palazzo, come una sorta di “custode” non ufficiale dello stabile. Gli altri abitatni si rivolgono infatti spesso a lui. I vicini da parte loro vorrebbero poter continuare a contare sul suo aiuto e sperano in una soluzione della complessa situazione: «Un bravo ragazzo, disponibile, si dà da fare – conferma un vicino del primo piano – Altre volte csono arrivate famiglie di stranieri, facevano confusione, ma P. è tranquillo e fa un sacco di cose per la casa. Sono 36 anni che abito qui, a quei tempi ci si poteva rivolgere all’ufficio casa del comune se si era in difficoltà, c’erano soluzioni. Oggi non assegnano più case, speriamo che P. possa rimanere con noi».

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